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CONGRESSO SULLA MEDIAZIONE TRASFORMATIVA

Nonostante i miei errori in fase di registrazione al congresso e per cui devo assolutamente ringraziare la pazienza degli organizzatori, venerdì scorso sono riuscita a  partecipare al Primo Congresso italiano di Mediazione trasformativa organizzato da ADR QUADRA (http://www.adrquadra.it/ita/).

Ho apprezzato gli interventi di tutti i relatori ad altissimo livello, l’organizzazione impeccabile.E’ stata una giornata utile, costruttiva e stimolante.

La giornata è stata suddivisa in un incontro collettivo in cui Joseph Folger, che penso di poter definire il padre della mediazione trasformativa, autore del libro La promessa della mediazione di cui vi ho parlato qualche tempo fa ha presentato cos’è la mediazione trasformativa e quali obiettivi si pone. L’intervento è stato seguito da un’interessante dibattito-tavola rotonda in cui il modello trasformativo veniva messo a confronto con quello facilitativo del problem-solving. Il pomeriggio è proseguito con una serie di workshop paralleli sui vari ambiti di applicazione della mediazione trasformativa. Io ho partecipato al workshop Commerciale e societario tenuto da Antonio Nascimben.

A mio parere, al di là di preferire un approccio problem solving piuttosto che trasformativo, che penso sia una scelta del mediatore, il nocciolo importante della questione è : che spazio può avere un approccio trasformativo nel nostro sistema di adr –così come delineato dal decreto 180 e successivi- dove viene prevista una mediazione valutativa e  una mediazione facilitativa? Ha senso una terza strada, quella trasformativa?

Io ne sono un po’ perplessa e vi spiego perché, badando bene a non criticare assolutamente le tecniche trasformative – che non ho ancora avuto occasione di approfondire- ma la loro applicazione nel nostro attuale contesto.

Ecco le mie perplessità:

–       mi pare che l’utilizzo del metodo trasformativo parta dal presupposto che le parti consapevolmente vogliano farsi carico della soluzione del loro problema. In pratica questo mi sembra difficile: siamo abituati ad andare da tecnici affichè ci possiamo disinteressare dei problemi. Andiamo dall’avvocato, andiamo dal commercialista..vogliamo che dei problemi si occupino gli altri…andiamo dal mediatore perché vogliamo che il mediatore ci risolva il problema. I problemi ci danno fastidio e se trovo qualcuno che se ne fa carico e me li risolve sono contento! Questa è la mia percezione.

–       le parti vogliono risolvere un problema; il fatto che tra di loro si ripristini la comunicazione o la relazione è conseguente alla risoluzione del problema. Questo è quello che secondo me avviene in ambito di relazioni commerciali.

–       il ruolo del mediatore nei confronti delle parti. Durante il convegno si  parlava di un mediatore che va a cena con le parti e che svolge un’attività preparativa al tavolo di mediazione con le parti. Questo è molto interessante e auspicabile, ma come lo conciliamo con la neutralità e imparzialità che ci viene imposta?

–       se il risultato, l’accordo non è l’obiettivo della mediazione trasformativa, quando si può dire che la mediazione ha successo?

Mi piacerebbe assistere a qualche mediazione trasformativa per capire e approfondire! Voi cosa ne pensate?